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Scritto da BugRedazione   
Venerdì 18 Febbraio 2011 12:09

( dalla BugRedazione )

Al "Saini", in piscina

Va bene era un po’ che non pioveva. E’ vero, i livelli di polveri sottili erano davvero alti in città. Ma perché la pioggia si doveva dare appuntamento proprio martedì sera mentre ci si muoveva verso la palestra?
Convinto di trovare nella sofferenza il giusto mezzo per raggiungere la felicità, lo scrivente affronta in motorino il tragitto verso via Corelli.

Paperelle


Tra guadi tropicali post stagione dei monsoni, binari scivolosi che si snodano tra il simpatico pavè milanese, macchine che hanno fretta di tornare a casa e per questo sono disposte a giocare a bowling con tutto ciò che impedisce un rapido arrivo al caldo asciutto del proprio focolare, il nostro riesce ad arrivare incredibilmente incolume nella piscina Saini.
Entrare negli spogliatoi suggerisce infatti di usare un costume da bagno e una cuffia al posto di ginocchiere e asics ai piedi.
In compenso le scarpe ci sembrano subito strumenti indispensabili per evitare i chiodi e le tavole sconnesse del pavimento della palestra.
Dopo il primo giro di corsa la Frà appare subito preoccupata per la stabilità del suo ginocchio su dossi e cunette che d’improvviso si levano nel terreno.

Pronti e via e si inizia. Forse il caldo, forse l’umidità o la presenza della vicina piscina, ma i nostri sembrano più ciambelle a forma di paperotti che galleggiano in campo che giovani nuotatori scattanti.
L’inedita diagonale familiare Sassa/Dona cerca con esperienza di non affogare ma, forse sognando teorici aperitivi a base di mohito a bordo piscina, si perde con gli altri in campo dove la palla cade sempre dove non si è.
Dopo un buon inizio, quindi, il set scivola verso una conclusione che sembra inesorabile.

Nel secondo set cambio dell’altra “coppia” familiare con entrata di David e Luca al posto del duo Jacopo/Marco. Il risultato però non cambia. Le lezioni di nuoto sono ancora insufficienti e ogni piccola onda ci sembra una montagna d’acqua che sommerge la testa. Si cambia ancora, dentro stomacodilatta Coach e Dany in palleggio. Un breve sussulto, ma nulla più. Gli avversari continuano a giocare in modo tranquillo, quasi fossero bagnini che si fanno belli a salvare dolci donzelle nella pericolosa piscina per bambini con tanto di foto ricordo con medaglia al collo da esibire ai nipoti e si portano a casa anche questo parizale.

Ripartiamo non bene nel terzo, ma poi un po’ per troppa sicurezza dei suddetti bagnini, un po’ per un rientro di Jacopo dopo conforto panchinaro della moglie dirigente sembra decisamente più motivato, li raggiungiamo, superiamo e chiudiamo il set.

Il quarto siamo in apnea. Nuotare in acque così calde è troppo anche per Rebelyn che ha faccia delusa di chi ha scambiato per corallo una banale busta di plastica attaccata a una scogliera.
Tre nastri quasi consecutivi in battuta, una palla nettamente accompagnata portata a casa dal giocatore più alto avversario che l’arbitro millanta non aver visto perché coperta (praticamente come non vedere un faro davanti a sé dicendo che la paperella copriva la visuale), una serie di non difese, una serie di "belli" attacchi avversari e il set segue la piega dei primi due.

Ci aspettano gli asciugamani, mancano la sabbia, la paletta e il secchiello, ma l’impressione è che comunque la serata di vacanza non sia andata proprio così bene.

Prima della doccia un doveroso saluto ai tifosi accorsi a vedere la partita. Qualcuno in campo ascoltando il loro battere le mani si era particolarmente esaltato pensando che provenissero da leali avversari che andavano in visibilio per gesti tecnici degni di una finale degli 800 metri a farfalla, per poi percepire un po’ di delusione scoprendo che il tifo era portato da casa e forse pagato per dare un po’ di carica ai nostri.

Nota lieta finale è che non piove più fuori e il rientro a casa in motorino per lo scrivente è quasi il piacere di chi, convinto di dover andare dal dentista per la pulizia dei denti si accorge che il tartaro è sparito da sé.



By Carlo.

 

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